Tuesday, February 19, 2013

la sfida per un’architettura malleabile.


Vivere tra i ruderi-2- la sfida per un’architettura malleabile.

In questi giorni ci sono state nuove scosse di terremoto negli Appennini Italici. Avevo appena finito di scrivere il mio blog del mio soggiorno nel mio paese di origine, Collarmele, situato nelle colline orientali della conca del Fucino. Queste occorrenze mi instigano a cointinuare il discorso nel tema di vivere tra i ruderi; non solo i luoghi della nostra memoria ma quelli reali. Questo tema infatti fu scaturito da una passeggiata in visita alla tomba di Ignazio Silone a Pescina. Di fatto camminare realmente su i ruderi del vecchio paese in gran parte distrutto dal grande terremoto del 1915, che mise a raso terra praticamente tutta la Marsica. E immagino probalbilmente che sepolto tra le macerie ci sono ancora osse di antenati non trovati. Vivere in un territorio periodicamente scosso e anche distrutto presenta una visione storica temporale diversa dal normale; di tappe di continuo rinnovo e di vite stroncate. E mi sono domandato se puo esistere un’architettura alquanto malleabile, resistente alle varie scosse ma anche piu adeguata all’esigenze ambientaliste del nostro tempo. Il mio amico Fabio mi aveva avvertito ad un consorzio nell’Aquila dove partecipavano noti architetti come Mario Botta. Ho incontrato Mario Botta di persona a Toronto molti anni fa per una sua presentazione della Cappella Santa Maria degli Angeli nel Ticino, Svizzera. Ero gia un ammiratore del suo Museo di Arte Moderna a San Francisco, California. L’ho intervistato all’Istituto Italiano di Cultura per la rivista multiculturale Vice Versa per cui ero contributore e piu tardi editore alla sede di Toronto. Mi e venuto in mente di tentare a partecipare nel consorzio con i miei concetti di un’architettura viva basato sul mio Bioshat® Design Process che sto sviluppando per la creazione di spartiacque verticali per centri urbani. Quando ho accesso il sito pero il contenuto era molto lontano da interventi alternativi, ancora ristretto a divisione di fondi e attendere a gravi bisogni immediati.

Un possibile modo di pensare alla creazione di un’architettura malleabile e nell’arte dell’origami. Gia e in gran parte sviluppata per costruire satelliti e navicelle spaziali e credo si puo adattare bene per costruzioni in zone sismiche. Immagino uno scheletro architettonico capace di sostenere le scosse fino a un determinato livello ma nel momento che la struttura non regge piu puo crollare in un modo previsto con uno spazio di rifugio protetto nell’interno. Questo si usa gia nella costruzione di veicoli lasciando che la struttura si acciacca al momento dell’impatto ma ritiene intatto lo spazio occupato dai viaggianti. Magari si puo anche arrivare a creare borse d’aria che si gonfiano ai punti strategici strutturali. Lo sviluppo di nuovi materiali sottili e flessibili e una tappa da raggiungere alquanto un sistema computerizzato che aiuta al momento del crollo. La grande svida resta in come sistemare i vari servizi come acqua, gas e elettricita. E questo mi porta al tema di un piano edilizio basato alla decentralizzazione di servizi che ho gia discusso nei blog precedenti (in lingua inglese). Le nuove alternative di produzione energetihe sul posto formano il tema centrale per tale modo di costruire. Avendo un modello decentralizzato permette un controllo molto piu ampio e piu facile da rimmediare in caso di eventi sismici.

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