Vivere tra i ruderi-2- la sfida per un’architettura
malleabile.
In questi giorni ci sono state nuove scosse di terremoto
negli Appennini Italici. Avevo appena finito di scrivere il mio blog del mio soggiorno
nel mio paese di origine, Collarmele, situato nelle colline orientali della conca
del Fucino. Queste occorrenze mi instigano a cointinuare il discorso nel tema
di vivere tra i ruderi; non solo i luoghi della nostra memoria ma quelli reali.
Questo tema infatti fu scaturito da una passeggiata in visita alla tomba di
Ignazio Silone a Pescina. Di fatto camminare realmente su i ruderi del vecchio
paese in gran parte distrutto dal grande terremoto del 1915, che mise a raso
terra praticamente tutta la Marsica. E immagino probalbilmente che sepolto tra
le macerie ci sono ancora osse di antenati non trovati. Vivere in un territorio
periodicamente scosso e anche distrutto presenta una visione storica temporale
diversa dal normale; di tappe di continuo rinnovo e di vite stroncate. E mi
sono domandato se puo esistere un’architettura alquanto malleabile, resistente
alle varie scosse ma anche piu adeguata all’esigenze ambientaliste del nostro
tempo. Il mio amico Fabio mi aveva avvertito ad un consorzio nell’Aquila dove
partecipavano noti architetti come Mario Botta. Ho incontrato Mario Botta di
persona a Toronto molti anni fa per una sua presentazione della Cappella Santa
Maria degli Angeli nel Ticino, Svizzera. Ero gia un ammiratore del suo Museo di
Arte Moderna a San Francisco, California. L’ho intervistato all’Istituto
Italiano di Cultura per la rivista multiculturale Vice Versa per cui ero
contributore e piu tardi editore alla sede di Toronto. Mi e venuto in mente
di tentare a partecipare nel consorzio con i miei concetti di un’architettura viva
basato sul mio Bioshat® Design Process che sto sviluppando per la creazione di
spartiacque verticali per centri urbani. Quando ho accesso il sito pero il
contenuto era molto lontano da interventi alternativi, ancora ristretto a
divisione di fondi e attendere a gravi bisogni immediati.
Un possibile modo di pensare alla creazione di un’architettura
malleabile e nell’arte dell’origami. Gia e in gran parte sviluppata per costruire
satelliti e navicelle spaziali e credo si puo adattare bene per costruzioni in
zone sismiche. Immagino uno scheletro architettonico capace di sostenere le
scosse fino a un determinato livello ma nel momento che la struttura non regge
piu puo crollare in un modo previsto con uno spazio di rifugio protetto nell’interno.
Questo si usa gia nella costruzione di veicoli lasciando che la struttura si
acciacca al momento dell’impatto ma ritiene intatto lo spazio occupato dai
viaggianti. Magari si puo anche arrivare a creare borse d’aria che si gonfiano
ai punti strategici strutturali. Lo sviluppo di nuovi materiali sottili e
flessibili e una tappa da raggiungere alquanto un sistema computerizzato che
aiuta al momento del crollo. La grande svida resta in come sistemare i vari
servizi come acqua, gas e elettricita. E questo mi porta al tema di un piano
edilizio basato alla decentralizzazione di servizi che ho gia discusso nei blog
precedenti (in lingua inglese). Le nuove alternative di produzione energetihe sul
posto formano il tema centrale per tale modo di costruire. Avendo un modello
decentralizzato permette un controllo molto piu ampio e piu facile da
rimmediare in caso di eventi sismici.
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